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2024


 

 

 

 

 

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 METALLURGIA:

 

 

ARGENTO

PIOMBO

RAME

STAGNO

ANTIMONIO

 

 

 

 

 

 

 

ARGENTO-PIOMBO

 

 

 

 Nell’Europa preistorica, l’argento e il piombo non sono, in genere, anteriori al periodo di La Tène (300 a.C. circa).

 

L’argento e il piombo erano strettamente collegati, poiché entrambi erano ricavati dallo stesso minerale, la galena.

 

Questo minerale è un solfuro di piombo, che di solito contiene una piccola percentuale di argento. La galena è molto diffusa, ed è spesso associata ai minerali di rame.

 

La produzione dell’argento e del piombo si  introdusse nella metallurgia generale i metodi di lavorazione dei solfuri e la coppellazione.

 

La lavorazione della galena consiste in una desolforazione parziale mediante arrostimento, seguita dalla riduzione del prodotto ottenuto e cioè,  del litargirio (ossido di piombo).

 

Un semplice forno a suola aperta  era sufficiente.

 

Il combustibile e il minerale venivano mescolati insieme, oppure accatastati in strati alterni.

 

Un tiraggio naturale o artificiale forniva l’aria necessaria.

 

Parte dello  zolfo evaporava sotto forma di anidride solforosa, ma una parte rimaneva sotto forma di galena non trasformata avente questa, solfato di piombo.

 

Raggiunto il necessario grado di desolforazione, si aumentava la temperatura e il litargirio, il solfato di piombo e la galena, reagivano per formare il piombo che si raccoglieva al fondo del forno, mentre lo zolfo residuo si volatilizzava in forma di anidride solforosa.

 

il carbone di legna, aggiunto come combustibile, impediva l'ossidazione.

 

Il prodotto finale, era una lega di piombo-argento con una resistenza alquanto  elevata.

 

Essa conteneva molte impurità, come l’antimonio, il rame, lo stagno e l’arsenico.

 

Questo antico processo, riuniva in una le due fasi moderne di arrostimento e di riduzione.

 

Sebbene la tecnica fosse relativamente semplice, le reazioni chimiche erano corrispondentemente complesse e l’antico metallurgo non aveva ancora la conoscenza adatta per controllarle.

 

 

 

 

 

 

RAME

 

 

 

 

Il rame allo stato nativo che si trova nella pianura padana, strutturalmente ha la  forma di piccole schegge.

 

Saltuariamente lo si trova in piccoli granuli di forma irregolare.

 

Molto di rado  lo si trova di  grandi dimensioni.

 

Nell’alveo di torrenti montani, dove spesso c’è l’oro, si trovano talvolta dei noduli di color verde-porpora e nero verdastro, aventi un nucleo di rame allo stato nativo.

 

Questi noduli, sono molto duri da lavorare.

 

Il metallo allo stato nativo tuttavia si trova anche in sottili lamine e in forme dendritiche, che sono molto più duttili.

 

Con la scoperta della ricottura, che elimina l’infragilimento causato dalla lavorazione a freddo, si poterono utilizzare noduli più duri per preparare lingotti di grandi dimensioni.

 

La microstruttura caratteristica del rame allo stato nativo è stata riscontrata in diversi oggetti molto antichi nella valle del Danubio.

 

La prima classe di minerali di rame come la cuprite, malachite, azzurrite, comprende carbonati e ossidi.

 

Essi possono facilmente strutturarsi allo stato di metallo mediante riscaldamento con carbone di legna.

 

La seconda classe di minerali come la calcosite, calcopirite, bornite, covellite, comprende i composti solforati di rame, talvolta mescolati o combinati con altri metalli o metalloidi, quali il ferro, l’antimonio e l’arsenico.

 

Questa classe è più comune della prima e generalmente la si trova in giacimenti più profondi.

 

il metallurgo. per eseguire una approssimativamente completa estrazione dai minerali solforati, deve aver fatto ricorso a varie fasi successive di fusione con carbone e di ulteriori fusioni con corrente d’aria (forzata).

 

Come alternativa si poteva ricorrere a un processo semplificato, ma di minore efficacia, col quale si estraeva soltanto una piccola percentuale di rame.

 

 

 

 

 

 

 

 

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